Il tema dell’allocazione finanziaria suscita, da sempre, grande interesse nella maggior parte dei cittadini italiani, storicamente volti a fare della “cultura del risparmio” un mantra imprescindibile della loro filosofia di vita. Diversificare, ormai, è un verbo entrato a far parte del gergo comune quando si parla di finanza. E gli italiani, scottati nel passato dall’eccessiva concentrazione in un unico strumento finanziario o unico emittente, sono sempre più propensi a investire in un numero plurimo di titoli ed emittenti.
Nell’asset allocation di ogni singolo investitore è opportuno destinare una parte (in base alla propria propensione al rischio) verso i mercati azionari, storicamente capaci di generare rendimenti superiori nel medio-lungo periodo. Certo, essi implicano l’accettazione di un rischio superiore rispetto ad altri asset come le obbligazioni. Ma ciascuno di noi, ribadiamo in base alla propria propensione al rischio, dovrebbe allocare una parte – seppur piccola – a essi.
Poderoso rally dei mercati azionari nel secondo semestre del 2023
Volgendo lo sguardo al 2023, non si può far altro che notare come i mercati finanziari, in particolar modo quelli dei paesi sviluppati, hanno vissuto un secondo semestre particolarmente sfavillante. Una volta andato in archivio il timore di un possibile contagio al sistema bancario dovuto al fallimento di alcune banche di medie dimensioni negli USA, grazie anche al pronto intervento della Federal Reserve, i mercati hanno sfornato delle performance particolarmente positive. Secondo alcuni esperti anche “eccessive”.
Certo, i dati sul mercato del lavoro sono buoni soprattutto al di là dell’Atlantico e l’economia, nonostante un’inflazione mai così galoppante come negli ultimi 24 mesi, è rimasta resiliente. I consumi sono restati stabili. I bilanci della maggior parte delle aziende sono rimasti solidi e hanno beneficiato di un’inaspettata e intaccata capacità di spesa dei risparmiatori, grazie ai risparmi accumulati nel corso della pandemia e, in alcuni casi, alla concessione di prestiti da parte degli istituti di credito.
I mercati azionari sembrano aver assorbito lo shock dell’aumento dei tassi: ma sarà così anche nel medio periodo?
Quale sarà l’andamento dei mercati finanziari nei paesi sviluppati nel corso dei prossimi mesi, tuttavia, resta ancora incerto, anche se i probabili tagli ai tassi d’interesse delle banche centrali e la resilienza economica che dovrebbe perdurare in un 2024 che sarà segnato, inevitabilmente, dalle Presidenziali negli USA, potrebbero favorire un rally – seppur in tono minore rispetto al 2023 – dei mercati azionari.
Tutto, per quanto ovvio, dipenderà dall’andamento dell’economia dei paesi sviluppati, che – al momento – non ha ancora risentito in maniera importante dei vigorosi aumenti dei tassi d’interesse avvenuti tra il 2022 e 2023, ma il cui impatto, nel medio-lungo periodo, resta decisamente incerto e imprevedibile. Tornando al concetto poc’anzi citato di diversificazione, potrebbe risultare interessante incrementare la propria esposizione azionaria verso alcuni mercati emergenti, avendo cura di scegliere quelli che mostrano il potenziale più interessante in un’ottica di medio periodo.
Outlook mercati emergenti: dove sono le potenziali maggiori opportunità?
In tal senso, un mercato in forte espansione, che continua a beneficiare di significative migliorie infrastrutturali e tecnologiche grazie anche agli investimenti statali, è quello degli Emirati Arabi, con Dubai assoluta protagonista. Investire a Dubai nel mercato azionario o in quello immobiliare, ad esempio, potrebbe essere potenzialmente attraente per molti investitori italiani che sono alla ricerca di profitti stabili nel medio-lungo periodo.
Lo scorso anno, la Borsa di Dubai ha fatto registrare un incremento di quasi il 20%, inferiore, ad esempio, da quello incamerato da Milano (+28%). La crescita della Borsa di Milano, definita non a torto “banco-centrica”, è dovuta in primis agli straordinari utili fatti registrare dagli istituti di credito, che hanno beneficiato del vigoroso aumento dei tassi delle banche centrali. Ma il taglio degli stessi, che sembra ormai all’orizzonte, potrebbe penalizzare il listino milanese, destinato a crescere in misura inferiore rispetto ad altri listini maggiormente diversificati.
Cercare “valore aggiunto” nei paesi emergenti, specie se attualmente non v’è alcuna esposizione, potrebbe rivelarsi potenzialmente foriera di maggiori guadagni, privilegiando, oltre alla citata Dubai, altri mercati che stanno fornendo segnali incoraggianti dal punto di vista della crescita economica, come, ad esempio, l’India.